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“Fragments of a Gaze” di Rosalinda Occhipinti Londra 15.07.2016

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“La mostra si articola in due forme artistiche principali: la prima è costituita dalla grafica, la seconda dalla fotografia. La mia ricerca artistica è orientata a indagare il potenziale creativo del mezzo tecnologico tramite la manipolazione dell’immagine e a sperimentare un’inedita mescolanza tra grafica, pittura e fotografia. La fotografia confina infatti con la pittura astratta e non è facile cogliere la linea di confine fra queste due forme espressive. Privilegio soggetti che sono marginali, dettagli bizzarri che rivelano l’inespresso, l’invisibile, ciò che la società tende a rimuovere. Perché frammenti? La realtà è scomposta per ricrearla e per sottolineare la molteplicità dell’esistenza al di là degli schemi precostituiti.

Immagine Filosofica di Nat Scammacca

Sabato sera sono stata invitata dal Prof. Serina a cena, nel contempo mia donato il suo ultimo lavoro su mio padre con dedica “Nat Scammacca Poeta e filosofo della scienza”, un corposo volume edito Edizioni Arianna, contenenti passi degli scritti  di Nat Scammacca  spiegati ed illustrati in maniera capillare  dal Prof. A. Serina. Lo scritto vuole dimostrare quello che avevo anticipato in vari post su Facebook, sulla sanità mentale dello scrittore di casa ed identifica la metodica dalla scomposizione di concetti complicati in metodi semplici di interpretare le vibrazione dell’etere(concetti di spazio tempo quantico), come le vibrazioni dell’universo  possono interagire con la mente anche nelle piccole cose. In alcuni scritti proiettando se stesso nell’etere dal quale riceve onde di pensieri che trasforma in immagini suggestive nei suoi scritti. Oltre a molti passi e versi di Nat Scammacca il libro di A. Serina include anche il parere di altri ricercatori sulla validità dei testi del siculo-americano.

Glenda Scammacca

Libro di Antonino Serina

Libro di Antonino Serina

I due mondi tendono l’uno all’altro per unire deserti di polvere a sogni e sono in ciascuno di noi.

Professere/Scrittore

Professere/Scrittore

Scammacca, Due mondi. Si gira fermi con Mach, p. 33.

Antonino Senna

NAT SCAMMACCA

Poeta e filosofo della scienza

Noi Universo Piccole onde – crespalure – crespe come foglie appuntite come luce

pulsano e s’intrecciano immobili si muovono

senza muoversi

bianco su nero

ondeggiano nell’immobilità

del mondo intero.

Gioca gioca col silenzio, Ericepeo II,… p. 27

… la realtà della stessa esistenza è un etere fornito di fotoni-quanti che non si muovono ma oscillano e noi siamo manifestazioni di quelle oscillazioni come quelle dell’acqua…

Nat Scammacca in A meeting with David B. Axelrod and Gnazino Russo,… p. 55

Noi siamo come le onde e come tutti gli oggetti, siamo un fluire di eventi, siamo processi. La meccanica quantistica non descrive oggetti, descrive processi ed eventi di processi che interagiscono fra processi.

Carlo Rovelli, La realtà non è come ci appare,… p. 119

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Mostra del Disegno Contemporaneo di Piccolo Formato

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Comunicato Stampa

Mostra del Disegno Contemporaneo di Piccolo Formato

 

Sabato 10 Ottobre 2015, nell’ambito della 11 GIORNATA DEL CONTEMPORANEO, promosso da AMACI, ASSOCIAZIONE DEI MUSEI D’ARTE CONTEMPORANEA ITALIANI presso il laboratorio MUSEO DEL DISEGNO di Nicolò D’Alessandro, alle ore 18.00, si inaugura la 1 edizione della MOSTRA del DISEGNO CONTEMPORANEO di PICCOLO FORMATO. Nel corso dell’inaugurazione la performance: “Le magie di Leonardo“.image004Gli artisti partecipanti: Giuseppe Agozzino, Gianni Allegra, Rosario Amato, Giorgio Aprile, Dario Balletta, Agnese Brusca, Ilaria Caputo, Sandro Chinellato, Liliana Conti Cammarata, Luca Crivello, Nicolò D’Alessandro, Patrizio Di Sciullo, Fabio Dotta, Leonida Franco, Carla Horat, Edo Janich, Antonino Liberto, Beppe Madaudo, Sergio Mammina, Gino Merlina, Carmelo Micalizzi, Sara Morghese, Giorgio Negri, Vincenzo Ognibene, Franco Panella, Gabriella Patti, Antonella Pomara, Giovanni Proietto, Gianni Provenzano, Simone Provenzano, Mariella Ramondo, Gery Scalzo, Rosaria Scotto, Simone Stuto, Giovanni Timpani, Valeria Troja, Accursio Truncali, Pietro Vaccarello.image003

Anche uno spazio privato può servire agli artisti e alla Città come spazio espositivo, performativo; piccolo luogo incontaminato di riflessione e di discussione, un luogo d’amore per l’arte come archivio aperto condiviso.

Per partecipare basta prenotare.

Alcuni partecipanti

Gianni Provenzano

Luca Crivello

Gino Merlina

Dario Balletta

(Visite solo per prenotazione)       Tel 091. 322030 – cell. 324 6930846.

Orari: Tutti i giorni dalle 16 alle 19.30 dal 10 al 31 ottobre, esclusa la Domenica.

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Locandina scatto

Ciclostile Cane La Sfida

… e della montagna di Nina Scammacca

e della montagna

La povertà dei siciliani è stata cosa risaputa, specialmente dopo clic l’Italia incluse l’Isola nel suo regno (vedi «Storia Medioevale di Sicilia). Strade non se ne fecero più e quelle che i Borboni stavano costruendo furono lasciate in asso, quelle esistenti non furono più riparate e si dice che in alcuni paesi si dimenticò quasi l’uso delle ruote dato che si poteva solo andare a piedi o a dorso di mulo guadando fiumi e ruscelli. C’è chi racconta che non si mangiava pasta ogni giorno perché cucinare era un lusso e molti siciliani, sicuramente, sarebbero morti di fame se non avessero avuto la posslbilità di andare a raccogliere cicoria e babbaluci in montagna. A proposito di montagna, per buona ragione hanno  recentemente recintato una  larga fascia di montagna proprio davanti alla mia casa, alle falde di Erice, dove si trova la casa di Ricevuto e mentre gli operai della forestale stavano lavorando ricordandomi delle abitudini di tutto il vicinato di andare in montagna a raccogliere cicoria e babbaluci, chiesi: «E ora come faranno quelli che vengono sù per la montagna a raccogliere cicoria e babbaluci?». E senza un momento di esitazione, perché queste cose le sanno bene gli operai-contadini della forestale, uno di loro mi rispose: «Salteranno il filo spinato».

Solidale ad abitudini e tradizioni non disse: «Non potranno entrare perché è vietato dalla legge». Una cosa sono le norme della società moderna e un’ altra sono i concittadini che ancora si cibano di cicoria e babbaluci. Infatti, ora che ci penso, ho letto che molti studiosi inglesi hanno notato che al contrario delle popolazioni cittadine che soffrono la fame, i siciliani non hanno mai sofferto di rachitismo, anche se molti sono rimasti bassi.

I siciliani godono di ottima salute. Cicoria e babbaluci hanno tenuto lontane quelle malattie che la povera gente prende nelle città di cui soffrono invece i siciliani emigrati. E’ rimasta così inculcata l’abitudine di mangiare cose tanto semplici che, pur con le possibilità economiche che consentono di mangiare meglio, i vecchi continuano a risparmiare e a mettere da parte quella magra pensione che percepiscono per legge ogni due mesi.

II nonno del mio amico, certo Salvatore Cocuzza, i suol risparmi non li depositò in banca. ma li tenne chiusi in una scatola sulla «buffetta», una scatola che era vecchia tabacchiera.

Un giorno, domenica era, ritiratosi con la moglie da una visita di lutto apre la porta e trova la sua casa a soqquadro, cassetti aperti, biancheria sparse sul pavimento, materassi rovistati.

La nonna gridò: «Aiuto, i soldi e la tredicesima presa ieri mattina alla posta, cunsumatì semu!». Ma non fu così perché i ladri ovunque avevano cercato e guardato, ma non nella tabacchiera che era sotto il loro naso, là sulla buffetta. «Meno male», disse la nonna ai figli. « i ladri i soldi non li hanno trovati».

E il nonno rivolgendosi al nipote neo-giornalista «Una cosa sula mi rispiaci, chi ora sti ladri vannu ricennu che semu vcramentì morti di fami».

NINA SCAMMACCA

LE RAGIONI DELL’ANTIGRUPPO DI NAT SCAMMACCA

 

 

LE RAGIONI DELL’ANTIGRUPPO DI NAT SCAMMACCA

Che la forma sia l’e­stensione del contenuto. in verità, diventa la bara dei suoi scritti.

Soltaneto quegli scrittori che riescono a superare le costri­zioni di forma su vivono e generalmente, sono coloro che per la propria sponta­neità e per la ricchezza del proprio individualismo non possono conformarsi alle regole. Più la forma è com­plicata e stabilita a priori meno il poeta riesce a sop­portare il peso del tempo.

A questo punto, lo scrit­tore di avanguardia fa le sue obiezioni e dice: «la lingua stessa è forma e perciò bisogna distruggere questa lingua se vogliamo distrug­gere tutto il modo di pen­sare dettato da una socie­tà capitalistica che fino ad oggi prevale nel nostro paese». Ma questo è un ragio­namento da sofisti, perché agire così significherebbe annullare la propria esistenza, annullare le esperienze accumulate attraverso ge­nerazioni, attraverso mi­gliaia e migliaia di anni; si giustificherebbe volere igno­rare la ricchezza che l’uo­mo ha accumulato durante le epoche della sua esisten­za.

In verità, se gli scrittori italiani di avanguardia fossero coerenti con se stessi, allora, per logica, non po­trebbero permettersi nem­meno di ragionare con la lingua tradizionale-capitalistica. Ammetto che anche questo mio ragionamento diventa saffismo, ma mi ci costringono proprio quelli dell’avanguardia ogni volta che riesco a metterne uno con le spalle al muro.

Credo, però, che la cosa debba essere vista sotto due aspetti; uno sociologi­co e l’altro psicologico. Se in questo istante l’uomo an nudasse le parole, la lin­gua, tutti i mezzi con i qua li descrive e conosce il suo ambiente egli, non soltanto distruggerebbe la lingua ma anche l’umanità. Se lo uomo non potrà più farsi intendere dicendo ’’porta” perché l’idea della parola ’’porta” è stata distrutta, i non potrebbe più aprire o chiudere la porta perché avrebbe dimenticato tutta la sua esperienza e il linguag­gio attorno a tale parola. Una settimana sotto simili condizioni e l’umanità tut­ta perirebbe; ecco perciò la utilità della lingua che rap presenta tutto ciò che l’uo­mo ha imparato nel suo mezzo milione di anni sulla terra. Per il rinnovamento della lingua si possono sol­tanto sostituire a quelle? che vogliamo scartare al­tre parole, ma a condizione* che queste nuove parole siano espressioni comuni del popolo. Questo è molto difficile, e gli aderenti al gruppo di avanguardia 63 dimenticano che non c’è scrittore nella storia che abbia potuto da solo creare un nuovo linguaggio; il po­polo, invece, può farlo. Dal lato psicologico, sappiamo che le parole sono abitudi­ni, ma non abitudini acqui site attraverso impulsi ri­masti ciechi, ma impulsi che sono resi intelligenti da queste abitudini. E’ chiaro che molti scrittori della avanguardia vogliano con proposte intellettuali espri­mere nelle loro opere cie­chi impulsi. E qui ci trovia­mo dinanzi a una forte

contraddizione perché, o ci si abbandona completamente ad una espressione impul­siva, scendendo perciò, nel profondo del proprio io per diventare orribili vermi che strisciano nel fango del sesso, uno stato assurdo nel quale nessuno animale o uomo potrebbe rimanere e su vivere – oppure si rima­ne ipocritamente sotto la guida dell’intelletto agendo falsamente, perché lo scrit­tore intelligente che non si abbandona ai propri im­pulsi non può esprimerli co me veramente essi sono, ma ne esprimerebbe soltaneto una copia.

L’unica speranza che ri­mane allo scrittore è per­ciò quella di sublimiare questi impulsi e istinti del proprimo io, riconoscendo il va­lore di essere soggetto pro­prio quando questi impulsi si imbattono in un oggetto esterno, dando inizio ad  esperienza, e l’esperienza che ripetuta diventa abitu­dine, abitudine utile  e ne­cessaria che non possiamo distruggere. Per conclude­re, l’individuo acquisisce queste abitudini e queste esperienze e, nella scelta per preferire l’una o l’altra abitudine, egli diventa uo­mo intelligente. Questa scelta, a sua volta, sarà mol­to indicativa perché, se la forma delle sue parole-a­bitudini è rigida, egli sarà capace di esprimersi spon­taneamente; se queste abi­tudini – parole – esperienze sono radicate in lui debol­mente, allora l’individuo balbetterà e non sarà ca­pace di esprimersi, perché non sa quale parola-abitu­dine ripetere; non potreb­be essere, perciò, mai un grande scrittore.

Un contadino impara le sue abitudini e per questa ragione è incapace di af­frontare una nuova situa­zione che richiede abitu­dini più elastiche, meno ri­gide e perciò più adattabi­li e modificabili secondo il problema che si deve risol­vere. Naturalmente, quan­do per abitudine si fa sem­pre la stessa cosa e poi, di colpo, ci si trova davanti a una situazione nuova che richiede un adattamento delle proprie abitudini e una nuova combinazione di esse, si rimane incapaci ad adattarsi. Lo stesso dicasi per i muscoli. Un sollevato­re di pesi, ad esempio, è il peggiore giocatore di pallacanestro, perché i suoi mu­scoli, hanno preso l’abitudi­ne di una continua ripeti­zione, mentre il gioco della pallacanestro richiede muscoli che sappiano affrontare nuove situazioni. La stessa cosa vale anche per lo scrittore e le sue parole e le sue frasi che devono essere elastiche ed imparate tanto bene da dare vita ad espressioni spontanee, se invece egli non è completamente padrone di tali espressioni e dovrà cercarle come se si trovasse in una stanza buia dove vuol catturare un gatto nero che non c’è.

Voglio dire con ciò che la anima umana è la somma del suo linguaggio; toglie­te il linguaggio dall’uomo e avrete distrutto l’indivi­duo umano perché egli sa­rà costretto a ritornare be­stia cieca e a servirsi sol­tanto di impulsi ciechi per risolvere i problemi che gli premono. L’uomo, forse istintivamente è dotato di certe facoltà che gli fanno riconoscere le forme belle esistenti nel mondo. Esiste, come sembra, nell’indivi­duo stesso una naturale guida che va incoraggiata, ma alla quale non si può det­tare legge; come prova la psicologia Gestald. Ci sono certe forme naturali di tri­angoli o di cerchi che so­no belli perché l’uomo li ve de belli. C’è un accordo che non dipende dalla capacità acquisita, istruita ed esper­ta. E allora, quale sarebbe il modo di incoraggiare nell’uomo tale guida naturale? Dando fiducia a tutti, allo operaio, al contadino, allo uomo semplice, sul concet­to che egli ha di ciò che è bello e non costringerlo ad ascoltare forme a priori, nel momento in cui tende di creare una nuova espressione che si esprime con tutto il suo essere in un momento di estasi totale sen­za essere ostacolato da pa­role che non conosce perché poco usate. Sicuramen­te quello che sto dicendo è in netto contrasto con le opinioni create falsamente e ingannevolmente dalla stampa capitalistica e spe­cialmente dai critici che, con abilità e con ogni mez­zo, cercano di formare una opinione di massa che è sempre conveniente al gruppo che controlla la stampa. Inevitabilmente, coloro che sono stati capa­ci di evitare questo ingan­no disprezzano chi si è la-, sciato ingannare; essi fan-! no un grave errore, perché non capiscono che gli stes­si mezzi impiegati dai gruppi di controllo sono i soli mezzi per raggiungere l’o­recchio degli uomini sem­plici, e se essi vogliono ri­mediare al danno, devono usare questi stessi mezzi e questo stesso linguaggio.

Ma ritornando al conte­nuto e alla forma di un’o­pera dobbiamo ammettere che la migliore espressione artistica si ha quando le abitudini dell’uomo sono molto plastiche e si plasma no spontaneamente e in brevissimo tempo, essendo esse il tessuto del contenu­to che si congela natural­mente sulla pagina –

(Segue in 4. pag.)NAT SCAMMACCA

Etica – Filosofia – Politica – Letteratura nell’Antigruppo BENE E MALE

BENE E MALE

Ci sono alcune mattine in cui ci svegliamo e scopriamo tale tranquillità posata su una foglia, su ogni palmo del mondo che facilmente entriamo in u- no stato d’animo in cui an che il nostro sentire pensa. E così pensiamo tranquille lamento. Quel calmo ticchettio, quella pioggerellina silenziosa carezza le foglie con un soffice bacio liquido dei cieli, abbraccia la terra con una calma estensione di nuvole e come un balsamo ci tranquillizza e ci fa pensare.

Allora andiamo dà, fuori, sotto la pioggia e respiriamo a pieni polmoni. Quella umidità di mille foglie sembra più dolce del profumo di tutte le puttane di questa terra. È talmente dolce resistenza là sotto la pioggia, sotto i pini, che siamo persino capaci di dividerci in due esseri, due persone. Comincia così un dialogo tra i due io. Uno che vuole contestare e l’atro che vuole difendere ciò che esiste. Si discute io con io.

«Ah! ! ! amico mio che cammini sui soffici aghi di pino, che cosa è il bene? E che cosa è il male?»

L’io numero due risponde: «Ma non lo sai, gran cretino che sei? Il bene è la mammella di una donna, è la terra, è questa pioggerellina, le cose che esistono. Il bene è ciò che non cambia, il bene assoluto. Il male… toglimelo dai piedi, non voglio sentire parlare di male, di morte».

«Ma stupido che non sei altro», dice l’io numero u- no, «come potresti conoscere il bene se non ci fosse il male? E poi potresti essere veramente felice se niente cambiasse? Che sen so avrebbe la vita se non ci fosse la morte? Che sen so avrebbe la legge se non ci fossero i criminali? (Certo non difendo con ciò la esistenza della legge, cioè quello che tu consideri un bene, ma desidero il male, il minimo possibile di leggi perché la riduzione di questo bene permette un altro tipo di bene che a- gli occhi di molti come te rappresenta un male: la felicità nella libertà del caos dove comanda soltanto l’indi vi duo).

Che senso avrebbe ras- soluto se non esistesse questo mondo relativo che cambia sempre? Ma rispondi a questa domanda: Rispondi con calma considerando le cose che ho detto. È necessario il male?

L’io numero due un po’ accigliato riflette e intanto guarda le gocce di diamante appese alle punte degli aghi di pino, medita sulla temporaneità della loro esistenza quasi spaventato che il sole ad un tratto potesse spuntare e asciugarle, facendole sparire una per una, per sempre e per sempre. «Si, è vero, numero uno, quello assoluto che vogliamo, quel non cambio che desideriamo non varrebbe niente se non ci fosse il cambio, il cattivo. Quello che è, implicitamente, indica ciò che non è. Forse questa è l’armonia dell’universo. Se non significa che in ogni caso esistono gli opposti come la sinistra e la destra, ammette per lo meno la necessità dell’indisciplina per fare esistere la disciplina, il disordine per dare senso all’ordine, l’organizzazione quando la disorganizzazione non viene accettata e viceversa, esiste cioè un bilancio dell’esistenza, infatti il mondo non può sempre pendere su un lato». E il numero uno: «Chissà se troppo bene o troppo di una cosa non sia un male! ! !

«E perciò, ammetto», continua il numero due, che il male è necessario per apprezzare il bene. Su questo punto sono pronto a cedere, ma soltanto perché desidero il bene, voglio che Dio esiste altrimenti che cosa sarebbe questa nostra esistenza? Tutto diventerebbe irrazionale. Niente avrebbe senso e queste gocce d’acqua e la vita sarebbero proprio niente. Si, io voglio che Dio esiste che sia assoluto perché soltanto così avrebbe significato la mia esistenza. Vivo e spero di vivere per sempre, magari chissà dove!!!»

menti come potrebbe esistere il bene? E ti dico una altra cosa, amico mio, o meglio, ’io ’mio, non è vero che il bene sia esistito prima del male. Anche i cattolici meno fanatici non ammetterebbero ciò. E ad ogni modo arrivati a questo punto i cattolici lasciano in tronco il discorso per trincerarsi dietro il fanatismo che è il cattolicesimo, dicendo: «io ho fede». E nota, numero due, essi assumono questo atteggiamento a dispetto del fatto che chiunque afferma con certezza assoluta una cosa, è stupido e non sa che le più belle parole sono: «io so di non sapere». Come andrebbe bene questo detto per i cattolici, gli scienziati della relatività, per Einstein stesso! Tutti questi camminano nella loro certezza come se Socrate non fosse mai esistito e non avesse detto quelle parole. Anche l’avanguardia 63 così certa di quello che dice… ma qui è meglio troncare e continuare il nostro discorso. Il punto importante è che nessuno dei due, bene o male, sia esistito prima dell’altro e che tutti e due sono sempre esistiti ed esistono sempre (o non esistono affatto?) in questo mondo che noi conosciamo, in noi stessi. Sempre l’essere e il non essere il cambio e il non cambio. Basta che questo nostro cervello pensa di una cosa e quella cosa esiste soggettivamente.

 NAT SCAMMACCA 

 

Letture di Poesie:Only with a Smile?

Only with a Smile?

 

And man will be good—

Yes, he will do good things

As if the skies were always blue

And as if “profit” were not the only measure of things.

Yes, we shall build together — WE —

And then I shall be you

And you will be me And we shall share our things together

Half for you &

Half for me.

The poor will be rich &

The rich will be poor

They will divest themselves

Of everything they have

Thanking the poor for taking what they have,

With a smile

Only with a smile?

And the governors will come down amongst us to say:

“The laws up there are only halters

Around the necks of the workers

If we all come down

The chain of laws will break

Into a thousand little pieces

And the workers will be free”

And the law of the owners will never exist again

And they will turn their pockets inside out

Not hiding anything

And they will point at one another and say:

“We have stolen the land and its produce.

Now we shall give it all back

Burning all the papers of ownership

And every instrument of possession.

Let the fields from now on

Be open to everyone

And the walls crumble

All over the land and in our minds.

In the cities, the builders of cement

(Columns of power)

Will bash in and bust up their cement mixers

Will wash their dirty hands

Of the Red Blood of White Deaths

Then in columns or alone

They will fan out and return

To the countryside

To the beaches and to the hills with a smile

Only with a smile?

And he who raises up systems and pyramids

Will return to the base

To the provinces

To the outskirts

The demi-god will lose himself

Amongst the people

Joining the “we”

Becoming smaller, always smaller

Eating less

Always less

With a smile

Only with a smile?

And a herald will call up rows of trumpeters

To make the good news reverberate

Throughout the land

On trumpets of gold

And the news will echo everywhere in everyone’s ears

And men will believe

The capitalist is a good man, too,

That the banker doesn’t suck blood

That the bourgeosie does not hate

But loves the worker

And all wrongs

Will be made right

And all the systems of the world

Will wither away

And the establishments will all dissolve into the blue

And you and I, the “we,” will believe

That this all will happen with a smile

Only with a smile?

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