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L’Insonne: Io non saprò di Nat Scammacca Traduzione Marco Scalabrino
Ciclostile Cane La Sfida
LE RAGIONI DELL’ANTIGRUPPO DI NAT SCAMMACCA
LE RAGIONI DELL’ANTIGRUPPO DI NAT SCAMMACCA
Che la forma sia l’estensione del contenuto. in verità, diventa la bara dei suoi scritti.
Soltaneto quegli scrittori che riescono a superare le costrizioni di forma su vivono e generalmente, sono coloro che per la propria spontaneità e per la ricchezza del proprio individualismo non possono conformarsi alle regole. Più la forma è complicata e stabilita a priori meno il poeta riesce a sopportare il peso del tempo.
A questo punto, lo scrittore di avanguardia fa le sue obiezioni e dice: «la lingua stessa è forma e perciò bisogna distruggere questa lingua se vogliamo distruggere tutto il modo di pensare dettato da una società capitalistica che fino ad oggi prevale nel nostro paese». Ma questo è un ragionamento da sofisti, perché agire così significherebbe annullare la propria esistenza, annullare le esperienze accumulate attraverso generazioni, attraverso migliaia e migliaia di anni; si giustificherebbe volere ignorare la ricchezza che l’uomo ha accumulato durante le epoche della sua esistenza.
In verità, se gli scrittori italiani di avanguardia fossero coerenti con se stessi, allora, per logica, non potrebbero permettersi nemmeno di ragionare con la lingua tradizionale-capitalistica. Ammetto che anche questo mio ragionamento diventa saffismo, ma mi ci costringono proprio quelli dell’avanguardia ogni volta che riesco a metterne uno con le spalle al muro.
Credo, però, che la cosa debba essere vista sotto due aspetti; uno sociologico e l’altro psicologico. Se in questo istante l’uomo an nudasse le parole, la lingua, tutti i mezzi con i qua li descrive e conosce il suo ambiente egli, non soltanto distruggerebbe la lingua ma anche l’umanità. Se lo uomo non potrà più farsi intendere dicendo ’’porta” perché l’idea della parola ’’porta” è stata distrutta, i non potrebbe più aprire o chiudere la porta perché avrebbe dimenticato tutta la sua esperienza e il linguaggio attorno a tale parola. Una settimana sotto simili condizioni e l’umanità tutta perirebbe; ecco perciò la utilità della lingua che rap presenta tutto ciò che l’uomo ha imparato nel suo mezzo milione di anni sulla terra. Per il rinnovamento della lingua si possono soltanto sostituire a quelle? che vogliamo scartare altre parole, ma a condizione* che queste nuove parole siano espressioni comuni del popolo. Questo è molto difficile, e gli aderenti al gruppo di avanguardia 63 dimenticano che non c’è scrittore nella storia che abbia potuto da solo creare un nuovo linguaggio; il popolo, invece, può farlo. Dal lato psicologico, sappiamo che le parole sono abitudini, ma non abitudini acqui site attraverso impulsi rimasti ciechi, ma impulsi che sono resi intelligenti da queste abitudini. E’ chiaro che molti scrittori della avanguardia vogliano con proposte intellettuali esprimere nelle loro opere ciechi impulsi. E qui ci troviamo dinanzi a una forte
contraddizione perché, o ci si abbandona completamente ad una espressione impulsiva, scendendo perciò, nel profondo del proprio io per diventare orribili vermi che strisciano nel fango del sesso, uno stato assurdo nel quale nessuno animale o uomo potrebbe rimanere e su vivere – oppure si rimane ipocritamente sotto la guida dell’intelletto agendo falsamente, perché lo scrittore intelligente che non si abbandona ai propri impulsi non può esprimerli co me veramente essi sono, ma ne esprimerebbe soltaneto una copia.
L’unica speranza che rimane allo scrittore è perciò quella di sublimiare questi impulsi e istinti del proprimo io, riconoscendo il valore di essere soggetto proprio quando questi impulsi si imbattono in un oggetto esterno, dando inizio ad esperienza, e l’esperienza che ripetuta diventa abitudine, abitudine utile e necessaria che non possiamo distruggere. Per concludere, l’individuo acquisisce queste abitudini e queste esperienze e, nella scelta per preferire l’una o l’altra abitudine, egli diventa uomo intelligente. Questa scelta, a sua volta, sarà molto indicativa perché, se la forma delle sue parole-abitudini è rigida, egli sarà capace di esprimersi spontaneamente; se queste abitudini – parole – esperienze sono radicate in lui debolmente, allora l’individuo balbetterà e non sarà capace di esprimersi, perché non sa quale parola-abitudine ripetere; non potrebbe essere, perciò, mai un grande scrittore.
Un contadino impara le sue abitudini e per questa ragione è incapace di affrontare una nuova situazione che richiede abitudini più elastiche, meno rigide e perciò più adattabili e modificabili secondo il problema che si deve risolvere. Naturalmente, quando per abitudine si fa sempre la stessa cosa e poi, di colpo, ci si trova davanti a una situazione nuova che richiede un adattamento delle proprie abitudini e una nuova combinazione di esse, si rimane incapaci ad adattarsi. Lo stesso dicasi per i muscoli. Un sollevatore di pesi, ad esempio, è il peggiore giocatore di pallacanestro, perché i suoi muscoli, hanno preso l’abitudine di una continua ripetizione, mentre il gioco della pallacanestro richiede muscoli che sappiano affrontare nuove situazioni. La stessa cosa vale anche per lo scrittore e le sue parole e le sue frasi che devono essere elastiche ed imparate tanto bene da dare vita ad espressioni spontanee, se invece egli non è completamente padrone di tali espressioni e dovrà cercarle come se si trovasse in una stanza buia dove vuol catturare un gatto nero che non c’è.
Voglio dire con ciò che la anima umana è la somma del suo linguaggio; togliete il linguaggio dall’uomo e avrete distrutto l’individuo umano perché egli sarà costretto a ritornare bestia cieca e a servirsi soltanto di impulsi ciechi per risolvere i problemi che gli premono. L’uomo, forse istintivamente è dotato di certe facoltà che gli fanno riconoscere le forme belle esistenti nel mondo. Esiste, come sembra, nell’individuo stesso una naturale guida che va incoraggiata, ma alla quale non si può dettare legge; come prova la psicologia Gestald. Ci sono certe forme naturali di triangoli o di cerchi che sono belli perché l’uomo li ve de belli. C’è un accordo che non dipende dalla capacità acquisita, istruita ed esperta. E allora, quale sarebbe il modo di incoraggiare nell’uomo tale guida naturale? Dando fiducia a tutti, allo operaio, al contadino, allo uomo semplice, sul concetto che egli ha di ciò che è bello e non costringerlo ad ascoltare forme a priori, nel momento in cui tende di creare una nuova espressione che si esprime con tutto il suo essere in un momento di estasi totale senza essere ostacolato da parole che non conosce perché poco usate. Sicuramente quello che sto dicendo è in netto contrasto con le opinioni create falsamente e ingannevolmente dalla stampa capitalistica e specialmente dai critici che, con abilità e con ogni mezzo, cercano di formare una opinione di massa che è sempre conveniente al gruppo che controlla la stampa. Inevitabilmente, coloro che sono stati capaci di evitare questo inganno disprezzano chi si è la-, sciato ingannare; essi fan-! no un grave errore, perché non capiscono che gli stessi mezzi impiegati dai gruppi di controllo sono i soli mezzi per raggiungere l’orecchio degli uomini semplici, e se essi vogliono rimediare al danno, devono usare questi stessi mezzi e questo stesso linguaggio.
Ma ritornando al contenuto e alla forma di un’opera dobbiamo ammettere che la migliore espressione artistica si ha quando le abitudini dell’uomo sono molto plastiche e si plasma no spontaneamente e in brevissimo tempo, essendo esse il tessuto del contenuto che si congela naturalmente sulla pagina –
(Segue in 4. pag.)NAT SCAMMACCA
Etica – Filosofia – Politica – Letteratura nell’Antigruppo BENE E MALE
BENE E MALE
Ci sono alcune mattine in cui ci svegliamo e scopriamo tale tranquillità posata su una foglia, su ogni palmo del mondo che facilmente entriamo in u- no stato d’animo in cui an che il nostro sentire pensa. E così pensiamo tranquille lamento. Quel calmo ticchettio, quella pioggerellina silenziosa carezza le foglie con un soffice bacio liquido dei cieli, abbraccia la terra con una calma estensione di nuvole e come un balsamo ci tranquillizza e ci fa pensare.
Allora andiamo dà, fuori, sotto la pioggia e respiriamo a pieni polmoni. Quella umidità di mille foglie sembra più dolce del profumo di tutte le puttane di questa terra. È talmente dolce resistenza là sotto la pioggia, sotto i pini, che siamo persino capaci di dividerci in due esseri, due persone. Comincia così un dialogo tra i due io. Uno che vuole contestare e l’atro che vuole difendere ciò che esiste. Si discute io con io.
«Ah! ! ! amico mio che cammini sui soffici aghi di pino, che cosa è il bene? E che cosa è il male?»
L’io numero due risponde: «Ma non lo sai, gran cretino che sei? Il bene è la mammella di una donna, è la terra, è questa pioggerellina, le cose che esistono. Il bene è ciò che non cambia, il bene assoluto. Il male… toglimelo dai piedi, non voglio sentire parlare di male, di morte».
«Ma stupido che non sei altro», dice l’io numero u- no, «come potresti conoscere il bene se non ci fosse il male? E poi potresti essere veramente felice se niente cambiasse? Che sen so avrebbe la vita se non ci fosse la morte? Che sen so avrebbe la legge se non ci fossero i criminali? (Certo non difendo con ciò la esistenza della legge, cioè quello che tu consideri un bene, ma desidero il male, il minimo possibile di leggi perché la riduzione di questo bene permette un altro tipo di bene che a- gli occhi di molti come te rappresenta un male: la felicità nella libertà del caos dove comanda soltanto l’indi vi duo).
Che senso avrebbe ras- soluto se non esistesse questo mondo relativo che cambia sempre? Ma rispondi a questa domanda: Rispondi con calma considerando le cose che ho detto. È necessario il male?
L’io numero due un po’ accigliato riflette e intanto guarda le gocce di diamante appese alle punte degli aghi di pino, medita sulla temporaneità della loro esistenza quasi spaventato che il sole ad un tratto potesse spuntare e asciugarle, facendole sparire una per una, per sempre e per sempre. «Si, è vero, numero uno, quello assoluto che vogliamo, quel non cambio che desideriamo non varrebbe niente se non ci fosse il cambio, il cattivo. Quello che è, implicitamente, indica ciò che non è. Forse questa è l’armonia dell’universo. Se non significa che in ogni caso esistono gli opposti come la sinistra e la destra, ammette per lo meno la necessità dell’indisciplina per fare esistere la disciplina, il disordine per dare senso all’ordine, l’organizzazione quando la disorganizzazione non viene accettata e viceversa, esiste cioè un bilancio dell’esistenza, infatti il mondo non può sempre pendere su un lato». E il numero uno: «Chissà se troppo bene o troppo di una cosa non sia un male! ! !
«E perciò, ammetto», continua il numero due, che il male è necessario per apprezzare il bene. Su questo punto sono pronto a cedere, ma soltanto perché desidero il bene, voglio che Dio esiste altrimenti che cosa sarebbe questa nostra esistenza? Tutto diventerebbe irrazionale. Niente avrebbe senso e queste gocce d’acqua e la vita sarebbero proprio niente. Si, io voglio che Dio esiste che sia assoluto perché soltanto così avrebbe significato la mia esistenza. Vivo e spero di vivere per sempre, magari chissà dove!!!»
menti come potrebbe esistere il bene? E ti dico una altra cosa, amico mio, o meglio, ’io ’mio, non è vero che il bene sia esistito prima del male. Anche i cattolici meno fanatici non ammetterebbero ciò. E ad ogni modo arrivati a questo punto i cattolici lasciano in tronco il discorso per trincerarsi dietro il fanatismo che è il cattolicesimo, dicendo: «io ho fede». E nota, numero due, essi assumono questo atteggiamento a dispetto del fatto che chiunque afferma con certezza assoluta una cosa, è stupido e non sa che le più belle parole sono: «io so di non sapere». Come andrebbe bene questo detto per i cattolici, gli scienziati della relatività, per Einstein stesso! Tutti questi camminano nella loro certezza come se Socrate non fosse mai esistito e non avesse detto quelle parole. Anche l’avanguardia 63 così certa di quello che dice… ma qui è meglio troncare e continuare il nostro discorso. Il punto importante è che nessuno dei due, bene o male, sia esistito prima dell’altro e che tutti e due sono sempre esistiti ed esistono sempre (o non esistono affatto?) in questo mondo che noi conosciamo, in noi stessi. Sempre l’essere e il non essere il cambio e il non cambio. Basta che questo nostro cervello pensa di una cosa e quella cosa esiste soggettivamente.
NAT SCAMMACCA
Letture di Poesie:Soltanto con un sorriso?
Soltanto con un sorriso?
E gli uomini saranno buoni
si, faranno soltanto cose buone
come se i cieli fossero sempre azzurri
e il profitto non fosse misura delle cose.
Costruiamo insieme sì, noi
e allora io sarò te
e tu sarai me
e spartiremo le nostrecose
in parti uguali
ipoverisarannoricchi
e i ricchi si spoglieranno
diventandopoveri
ringraziando chi prende la loro roba con un sorriso
—soltanto con un sorriso?
E i governanti verranno fra noi a dire
la legge lassù è solo un cappio
al collo del lavoratore
se noi scendiamo, le catene-leggi si frantumeranno
si spezzeranno
e il lavoratore sarà libero
la legge padrone non esisterà più
e i padroni rivolteranno le tasche
che non nascondono più niente
s’indicheranno l’un l’altro per dire:
abbiamo rubato la terra e i suoi prodotti
adesso restituiamo tutto
bruciando gli atti e ogni strumento di possesso
che i campi da ora in poi
siano aperti a tutti
e i muri crollino in terra e nelle nostre menti.
Nelle città i costruttori
di palazzi di cemento
—pilastri di pietra e di potere —
fracassino le proprieimpastatrici
si lavino le manisporche
di sangue rosso dei morti bianchi.
Incolonnati o sparsi
a ventaglioritornano in campagna
allespiagge e allecolline con un sorriso
—soltanto con un sorriso?
E coloro che innalzanosistemi e piramidi
ritornano alla base
alle province
allefrange
semi-dei si perderanno
tra la gente unendosi a noi
diventeranno piccoli sempre più piccoli
mangiando meno
sempre meno con un sorriso
—soltanto con un sorriso?
E un araldo convocherà schiere di trombettieri
per far rimbombare la buona notizia
sulla terra con trombe d’oro
e la notizia risuonerà nelle orecchie
e tutti crederanno
che il capitalista è diventato uomo
che il banchiere non succhia più sangue
che il borghese non disprezza
ma ama l’operaio
che tutti i torti del mondo saranno raddrizzati
e tutti i sistemi della terra
appassiranno-sfìoriranno-moriranno
e gli establishments si dissolveranno nel blu
e tu ed io e noi crederemo che tutto succederà con un sorriso
—soltanto con un sorriso?
Letture di Poesie:Rats Rats Rats
Rats Rats Rats
Neuroses, worms that eat the individual Right down to the bone.
Neuroses, elbows that touch elbows
Feet crowding feet
Sardine-stacked cities — the breathing of many
Carbon dioxide asphalt.
The other day — sandy beaches and the sea —
A lonely footprint or two Only the other day.
Cages — the multiplication of buildings It costs less to crowd houses on top of houses Houses crammed in alongside of houses Wall upon wall
It costs less to breathe the same stale air To use the same space.
Rats rats rats — society — thoughts that are all the same Radio television cinema newspapers Thoughts that are always the same.
I am not sick.
You are sick. No, not he, but you.
Who is sick?
You. No, you!
We?
Space is sick.
1 keep these rats in cages And they have multiplied First they were happy and fat Now they are many and MAD!
I am sorry, I have no time.
Where is time?
Between working in a factory and going and coming I have no time to think.
I am tired — I get home and fling myself into bed To look at television.
Ambition?
I am sorry, I have no time I do not want them to take my house away Sol vote to the right to the right I sell my vote — like shit! —
I never read the newspapers — they cost too much
I accept whatever the priest tells me.
I accept — I accept — I accept everything.
Here is the problem: To accept or not to accept?
To believe or not to believe?
Space or no space? Rat-rats-rats — movement Raaatsss!